“L'azienda ha origini che risalgono fino al XVII-XVIII secolo. Nel 1926 fu acquistata da Pietro Borsini che trasformò la Fattoria Montereggi in un’azienda d’eccellenza toscana. Ultimamente è il pronipote Giorgio Cavalloni che, insieme alla sua famiglia, porta avanti con passione ciò che il nonno gli ha tramandato, prendendosi cura di 15 ettari di vigneto e 44 ettari di uliveto. Tutti i vini presentati hanno un fil rouge che li unisce tra loro […]; questo grazie anche all’ottimo microclima e all’esposizione al sole dei terreni, nonché alla loro giacitura collinare e alla struttura argilloso-calcarea della terra.”
Guida Bibenda 2017
Il nome della località Montereggi si deve al re dei Goti Radagaiso, il quale, dopo aver conquistato tutto il Nord Italia, compresa gran parte della Toscana tra cui Fiesole, uscito sconfitto da una battaglia contro i romani, si rifugiò sul poggio di Montereggi dove si dice vi abbia nascosto il suo tesoro.
Da questa leggenda nasce il toponimo Montereggi, in latino “Mons Regis” (monte del re), che dona al territorio dove risiede la nostra fattoria un certo fascino e mistero.
Le origini dell’azienda risalgono al XVII-XVIII secolo quando era costituita da circa 300 ettari (ha), mentre oggi, in seguito a successive divisioni, si estende su una superficie di 100 ha.
Al tempo era suddivisa in poderi, di circa 10-12 ha ciascuno, condotti da famiglie contadine, ed era autosufficiente per la produzione di grano e sementi, olio, vino, allevamento di vitelli da carne, maiali e animali da cortile.
L’azienda agricola venne acquistata nel 1926 da Pietro Borsini, che riuscì a comprendere l’importanza della sua posizione in aperta campagna e comunque vicinissima a Fiesole e Firenze.
Nel secondo dopoguerra, grazie alla spinta innovatrice di Pietro Borsini e con la forte volontà di suo figlio Mario di trasformare la Fattoria Montereggi in un’azienda d’eccellenza toscana, vennero impiantati i vigneti e gli oliveti specializzati e costruito il frantoio aziendale, oggi non più attivo, dando sviluppo all’economia del territorio.
Vennero inoltre acquistati i primi trattori e altre macchine per lavorare la terra: evento storico per l’Italia del periodo e per l’azienda stessa, che venne accolto dai contadini con stupore e felicità.
Come testimoniano le parole di Tonino, all’epoca contadino per conto dell’azienda, che diceva: “Io facevo tanti chilometri a piedi tutti i giorni per lavorare i campi e quando il Signor Pietro – così veniva chiamato Pietro Borsini- lo seppe, acquistò subito un trattore, perché disse che non voleva vedermi ammazzare di fatica”.
“Rubino didascalico. Quadro olfattivo classico di more, visciole, humus e felce. In bocca ha bella freschezza, netta spinta sapida e tannini gustosi.
Prima annata prodotta nel 1970. (…)”
Guida Bibenda 2017, 3 grappoli nell’annata 2014 e 2 bicchieri Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso
“Rubino brillante. L’incipit olfattivo verte subito su tonalità minerali ematiche, poi si apre a toni più rassicuranti con bacche di rovo e terra. Erbe aromatiche in chiusura. Assaggio delicato solcato da netta freschezza e sapidità. Tannini flessuosi. Questa è la prima annata prodotta (2014). Vinifica in cemento. Matura 6 mesi in acciaio.”
Guida Bibenda 2017, 3 grappoli nell'annata 2014.